Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia presenta la Cista Ficoroni

Questo oggetto è esemplificativo per capire
la complessità e varietà dell’arte romana ai suoi esordi, quando a Roma si mischiano elementi etruschi, greci, laziali e si producono opere che testimoniano
una cultura cosmopolita e variegata.

350-320 a.C

Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

CONTESTO

Si tratta di un recipiente di bronzo ritrovato durante il Settecento dall’antiquario Francesco de’ Ficoroni nell’antica Preneste (oggi Palestrina).

Preneste era una fiorente città latina entrata nell’orbita cultura etrusca,
in un primo mento si oppose a Roma ma infine fu costretta a sottomettersi.

TIPO

Le ciste erano dei contenitori che servivano a custodire gli oggetti della toeletta femminile ed erano una produzione tipica di quella zona.

SOGGETTO E STILE

I soggetti dell’apparato decorativo invece sono tipicamente greci: vi è effigiato sul corpo del contenitore un episodio della saga degli Argonauti, mentre il manico del coperchio è costituito da una statuetta di Dioniso insieme a due satiri.

AUTORE

Sul coperchio vi è anche un’iscrizione in latino arcaico che recita:
“Novio Plauzio mi fabbricò a Roma/ Dindia Maconia (mi) donò alla figlia”.

L’iscrizione è importante per le informazioni che ci fornisce: ci dice il nome dell’autore, probabilmente un maestro che proveniva dalla Magna Grecia

(è un nome tipicamente campano) che lavora a Roma per una donna
di Preneste, la quale commissionò questo oggetto per regalarlo alla figlia, forse in occasione del matrimonio.

Vista frontale della cista

Particolare delle statue sul coperchio

Opere al riguardo

(in ordine di pertinenza)